Nella tundra a meno 70
dove il gelo allunga la vita
Viaggio a Oimjakon, il villaggio siberiano che da sempre detiene il record del gelo. Ottocento anime sorprendentemente sane e longeve
Un cameraman davanti al monumento che attesta il freddo record
MOSCA - Oggi il cielo è parzialmente nuvoloso, dalle parti della sperduta Oimjakon (qualcuno la scrive all'inglese: Oymyakon), il posto abitato più freddo del mondo, come testimoniò lo scienziato Sergej Obrucev il 26 gennaio del 1926, quando registrò la temperatura di -71,2 gradi sottozero. C'è persino il monumento che lo ricorda e lo celebra, anche se quella misurazione fu effettuata "non ufficialmente". Quella "ufficiale" è un po' meno draconiana, -67,7° nel 1933. Ma c'è la concorrente Verkhojansk che vorrebbe strapparle il primato: nel 1892 il gelo scese sino a -67,8°. Robina, obiettano a Oimjakon. Qui, nel 1916, abbiamo avuto un mostruoso -81,2 e addirittura uno spaventoso -83 inaugurò il Ventesimo secolo. Purtroppo, furono rilevazioni non professionali. Solo in Antartide può accadere di peggio, ma lì non ci sono insediamenti umani stabili.
Di recente, il 22 dicembre del 2007, il termometro della ministazione meteo di Oimjakon (una gabbietta di legno in cima ad un paletto di larice) ha fissato un notevole -61°C. Comunque, tutti i russi seguono - giorno dopo giorno - l'evoluzione climatica di questo paese con le sue ottocento anime: le temperature quotidiane di Oimjakon sono riportate accanto a quelle delle grandi città russe sia in tv sia sui quotidiani. Ed esiste persino il sito internet della cittadina, con tanto di chat e forum e di rilevazione della temperatura. E il bello e' che nelle corte estati la temperatura può superare i 30 gradi. Sopra zero: in altre parole, in questo luogo l'escursione termica teorica tra inverno ed estate può superare i 100 gradi.
Dunque, dicevamo che oggi il cielo sopra Oimjakon è velato e questo è un bene perché vuol dire che farà meno freddo. Anzi, qui dicono addirittura che fa caldo. Perché, a dispetto dell'agghiacciante fama che circonda questo villaggio in riva al fiume Indighirka, 1050 chilometri di distanza, a nord-est di Jakustk, la capitale della repubblica siberiana di Sakha Jakuzia, ci sono appena 33 gradi sottozero. Tant'è che i ragazzini dopo aver frequentato la scuola, si sono messi a giocare fuori. E qualche oimiakese ne ha approfittato per tagliare legna, per andare a fare la spesa e per sistemare le stalle.
Chi abita qui è gente in salute. Misteriosamente longeva. Tutta la provincia di Oimjakon è famosa per il fatto che ci vivono parecchi ultracentenari: in Russia l'età media dei maschi è la più bassa d'Europa, supera di poco i sessant'anni. Per colpa delle condizioni climatiche, della vodka, dell'inquinamento, dicono. Ma qui il clima infame non uccide. Come riesce la gente a sopravvivere con un freddo così intenso che solo a pensarci vengono i brividi?
Intanto, una precisazione. Oimjakon non è solo il nome del paese, ma di tutto il territorio attorno - un vasto altopiano circondato dalle montagne, come una corona. Sono proprio queste mura naturali, rivestite di boschi, a creare condizioni climatiche così insolite: la parte più bassa dell'altopiano ha la forma di una conca - il paese si trova a 720 metri di quota - ed è qui che si accumula d'inverno l'aria fredda che abbassa la temperatura sino agli estremi assoluti. Un inverno infinito, che dura anche nove mesi. Tant'è che nella lingua degli eveni, l'etnìa che abita queste lande - denominati "lamuti" (vuol dire "popolo del mare") sono poco più di 19mila quelli censiti in Russia - la parola Oimjakon deriverebbe da "ejumu" che significa "l'acqua di navi sciolte", mentre tradotta dalla lingua jacuta vuol dire invece molto più efficacemente "freddo cane". Propendo per questa etimologia: l'imprecazione più comune di queste gente che ha casette basse e ben riscaldate ma quasi tutte senza bagno perché Oimjakon non ha fognature: ragion per cui gli abitanti sono costretti ad usare gabinetti all'esterno (a caduta).
Insomma, nonostante Freddo Cane, gli abitanti vivono così a lungo da sfidare ogni logica. Un enigma. Persino il fiume Indighirka si comporta in modo assai strano: mentre gli altri fiumi ghiacciano sino al greto (di solito tra i meno 30 e i meno 40), lui continua a scorrere impavido anche a meno 70. Inoltre, lo spessore del ghiaccio non è superiore a quello del vetro ed in certi posti l'acqua rimane accessibile in superficie per tutto l'inverno. Come nel laghetto vicino, riscaldato da una sorgente di acqua calda. Di quali proprietà dispone quest'acqua? Gli scienziati stanno studiando a fondo la zona. Gli eveni dicono che è da sempre così, e che le uniche lamentele che hanno è sul rincaro costante dei prezzi alimentari, "qui da noi il cibo costa molto di più che a Irkutsk", la capitale. E il lavoro è sempre meno redditizio. In paese tira avanti una cooperativa per l'estrazione dell'oro, c'è un panificio, un salumificio che funge pure da lattificio. Più in là, c'è una piccola fattoria in cui si allevano cavalli. Per finire in bistecca: i cavalli servono quasi esclusivamente per essere mangiati: la loro carne grassa e nutriente aiuta l'uomo ad affrontare il freddo più selvaggio.
Per spostarsi, un tempo, gli eveni utilizzavano slitte trainate da renne. Oggi, camioncini, auto e trattori funzionano grazie ad alcuni espedienti: motori messi in moto ogni giorno, dispositivi scaldacandele, carburanti collaudati per reagire a temperature ultrarigide (quelli usati dalle compagnie che estraggono petrolio e gas nell'Artico). Certo, quando la temperatura arriva a meno 60, tutto cambia. Uscir fuori è rischioso. Non come la "zona della morte" dell'Everest. Però, persino i suoni cambiano: l'uomo non riconosce più la propria voce, i suoi hanno strani riverberi, l'aria pare indurirsi come cristallo. Guai a non coprirsi il volto: la faccia si congela in pochi secondi, la pelle si sgretola. E tuttavia, si racconta di un pullman con diciassette giovani che stava tornando da Uciughej, dove c'era stato un concerto. A metà strada, il pullman rimane senza carburante. Un'ora dopo, la batteria salta per il freddo. Quasi tutti i ragazzi erano vestiti, si fa per dire, leggeri, rispetto agli indumenti stagionali (scarponi con suole isolanti, materiali antigelo, pellicce). Rapidamente, la temperatura sprofonda a meno 60: non possono nemmeno accendere un falò, con queste temperature è del tutto inutile.
Ebbene, i ragazzi e le ragazze sono rimasti 11 ore dentro il bus prima che arrivassero i primi soccorsi: nessuno stava male, nemmeno un raffreddore. Tra di loro, c'era un ragazzo russo, macché, pure lui è uscito indenne dall'avvenura, senza neanche starnutire. Dicono che sia una caratteristica di Oimjakon: se arriva gente da regioni più calde e lontani, gente che a stento sopporta i -10°, qui si trasforma immediatamente, diventa all'improvviso molto resistente. Il segreto di Oimjakon. La setta degli Ibernauti.
Di recente, il 22 dicembre del 2007, il termometro della ministazione meteo di Oimjakon (una gabbietta di legno in cima ad un paletto di larice) ha fissato un notevole -61°C. Comunque, tutti i russi seguono - giorno dopo giorno - l'evoluzione climatica di questo paese con le sue ottocento anime: le temperature quotidiane di Oimjakon sono riportate accanto a quelle delle grandi città russe sia in tv sia sui quotidiani. Ed esiste persino il sito internet della cittadina, con tanto di chat e forum e di rilevazione della temperatura. E il bello e' che nelle corte estati la temperatura può superare i 30 gradi. Sopra zero: in altre parole, in questo luogo l'escursione termica teorica tra inverno ed estate può superare i 100 gradi.
Dunque, dicevamo che oggi il cielo sopra Oimjakon è velato e questo è un bene perché vuol dire che farà meno freddo. Anzi, qui dicono addirittura che fa caldo. Perché, a dispetto dell'agghiacciante fama che circonda questo villaggio in riva al fiume Indighirka, 1050 chilometri di distanza, a nord-est di Jakustk, la capitale della repubblica siberiana di Sakha Jakuzia, ci sono appena 33 gradi sottozero. Tant'è che i ragazzini dopo aver frequentato la scuola, si sono messi a giocare fuori. E qualche oimiakese ne ha approfittato per tagliare legna, per andare a fare la spesa e per sistemare le stalle.
Chi abita qui è gente in salute. Misteriosamente longeva. Tutta la provincia di Oimjakon è famosa per il fatto che ci vivono parecchi ultracentenari: in Russia l'età media dei maschi è la più bassa d'Europa, supera di poco i sessant'anni. Per colpa delle condizioni climatiche, della vodka, dell'inquinamento, dicono. Ma qui il clima infame non uccide. Come riesce la gente a sopravvivere con un freddo così intenso che solo a pensarci vengono i brividi?
Intanto, una precisazione. Oimjakon non è solo il nome del paese, ma di tutto il territorio attorno - un vasto altopiano circondato dalle montagne, come una corona. Sono proprio queste mura naturali, rivestite di boschi, a creare condizioni climatiche così insolite: la parte più bassa dell'altopiano ha la forma di una conca - il paese si trova a 720 metri di quota - ed è qui che si accumula d'inverno l'aria fredda che abbassa la temperatura sino agli estremi assoluti. Un inverno infinito, che dura anche nove mesi. Tant'è che nella lingua degli eveni, l'etnìa che abita queste lande - denominati "lamuti" (vuol dire "popolo del mare") sono poco più di 19mila quelli censiti in Russia - la parola Oimjakon deriverebbe da "ejumu" che significa "l'acqua di navi sciolte", mentre tradotta dalla lingua jacuta vuol dire invece molto più efficacemente "freddo cane". Propendo per questa etimologia: l'imprecazione più comune di queste gente che ha casette basse e ben riscaldate ma quasi tutte senza bagno perché Oimjakon non ha fognature: ragion per cui gli abitanti sono costretti ad usare gabinetti all'esterno (a caduta).
Insomma, nonostante Freddo Cane, gli abitanti vivono così a lungo da sfidare ogni logica. Un enigma. Persino il fiume Indighirka si comporta in modo assai strano: mentre gli altri fiumi ghiacciano sino al greto (di solito tra i meno 30 e i meno 40), lui continua a scorrere impavido anche a meno 70. Inoltre, lo spessore del ghiaccio non è superiore a quello del vetro ed in certi posti l'acqua rimane accessibile in superficie per tutto l'inverno. Come nel laghetto vicino, riscaldato da una sorgente di acqua calda. Di quali proprietà dispone quest'acqua? Gli scienziati stanno studiando a fondo la zona. Gli eveni dicono che è da sempre così, e che le uniche lamentele che hanno è sul rincaro costante dei prezzi alimentari, "qui da noi il cibo costa molto di più che a Irkutsk", la capitale. E il lavoro è sempre meno redditizio. In paese tira avanti una cooperativa per l'estrazione dell'oro, c'è un panificio, un salumificio che funge pure da lattificio. Più in là, c'è una piccola fattoria in cui si allevano cavalli. Per finire in bistecca: i cavalli servono quasi esclusivamente per essere mangiati: la loro carne grassa e nutriente aiuta l'uomo ad affrontare il freddo più selvaggio.
Per spostarsi, un tempo, gli eveni utilizzavano slitte trainate da renne. Oggi, camioncini, auto e trattori funzionano grazie ad alcuni espedienti: motori messi in moto ogni giorno, dispositivi scaldacandele, carburanti collaudati per reagire a temperature ultrarigide (quelli usati dalle compagnie che estraggono petrolio e gas nell'Artico). Certo, quando la temperatura arriva a meno 60, tutto cambia. Uscir fuori è rischioso. Non come la "zona della morte" dell'Everest. Però, persino i suoni cambiano: l'uomo non riconosce più la propria voce, i suoi hanno strani riverberi, l'aria pare indurirsi come cristallo. Guai a non coprirsi il volto: la faccia si congela in pochi secondi, la pelle si sgretola. E tuttavia, si racconta di un pullman con diciassette giovani che stava tornando da Uciughej, dove c'era stato un concerto. A metà strada, il pullman rimane senza carburante. Un'ora dopo, la batteria salta per il freddo. Quasi tutti i ragazzi erano vestiti, si fa per dire, leggeri, rispetto agli indumenti stagionali (scarponi con suole isolanti, materiali antigelo, pellicce). Rapidamente, la temperatura sprofonda a meno 60: non possono nemmeno accendere un falò, con queste temperature è del tutto inutile.
Ebbene, i ragazzi e le ragazze sono rimasti 11 ore dentro il bus prima che arrivassero i primi soccorsi: nessuno stava male, nemmeno un raffreddore. Tra di loro, c'era un ragazzo russo, macché, pure lui è uscito indenne dall'avvenura, senza neanche starnutire. Dicono che sia una caratteristica di Oimjakon: se arriva gente da regioni più calde e lontani, gente che a stento sopporta i -10°, qui si trasforma immediatamente, diventa all'improvviso molto resistente. Il segreto di Oimjakon. La setta degli Ibernauti.
Tratto da: Repubblica.
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