martedì 21 dicembre 2010

Un saluto al grande "Vecio"

Ciao mitico Bearzot.
Il piu' grande commissario tecnico della nazionale.
Lo ricordiamo cosi', con la sua pipa sempre in bocca.



sabato 18 dicembre 2010

Buone Feste!

Buon Natale.
Buon Anno.
Buone Vacanze.
Tante belle cose.. tanta felicità, tanta salute, qualche soldo in meno ma tanta fantasia in piu'.

Il presepe e' gentilmente offerto dallo splendido Mercatino di Natale di Santa Massenza.

ilmarietto

mi sono fatto l'autoradio..

..in garage!
Una Blaupunkt degli anni 60.. Cioe' la mitica Blaupunkt montata sulla mia Volkswagen del 1966. Volevo verificare se funzionava ancora.. uno spettacolo. Suona che e' una bellezza ed ha un'ottima ricezione nonostante il garage sia qualche metro sottoterra.
"Eh questi tedeschi. se non facevano guerre.." (Woody Allen, Il dormiglione - USA 1973)

venerdì 10 dicembre 2010

il villaggio piu' freddo della terra..

Nella tundra a meno 70
dove il gelo allunga la vita

Viaggio a Oimjakon, il villaggio siberiano che da sempre detiene il record del gelo. Ottocento anime sorprendentemente sane e longeve

Un cameraman davanti al monumento che attesta il freddo record

MOSCA - Oggi il cielo è parzialmente nuvoloso, dalle parti della sperduta Oimjakon (qualcuno la scrive all'inglese: Oymyakon), il posto abitato più freddo del mondo, come testimoniò lo scienziato Sergej Obrucev il 26 gennaio del 1926, quando registrò la temperatura di -71,2 gradi sottozero. C'è persino il monumento che lo ricorda e lo celebra, anche se quella misurazione fu effettuata "non ufficialmente". Quella "ufficiale" è un po' meno draconiana, -67,7° nel 1933. Ma c'è la concorrente Verkhojansk che vorrebbe strapparle il primato: nel 1892 il gelo scese sino a -67,8°. Robina, obiettano a Oimjakon. Qui, nel 1916, abbiamo avuto un mostruoso -81,2 e addirittura uno spaventoso -83 inaugurò il Ventesimo secolo. Purtroppo, furono rilevazioni non professionali. Solo in Antartide può accadere di peggio, ma lì non ci sono insediamenti umani stabili.

Di recente, il 22 dicembre del 2007, il termometro della ministazione meteo di Oimjakon (una gabbietta di legno in cima ad un paletto di larice) ha fissato un notevole -61°C. Comunque, tutti i russi seguono - giorno dopo giorno - l'evoluzione climatica di questo paese con le sue ottocento anime: le temperature quotidiane di Oimjakon sono riportate accanto a quelle delle grandi città russe sia in tv sia sui quotidiani. Ed esiste persino il sito internet della cittadina, con tanto di chat e forum e di rilevazione della temperatura. E il bello e' che nelle corte estati la temperatura può superare i 30 gradi. Sopra zero: in altre parole, in questo luogo l'escursione termica teorica tra inverno ed estate può superare i 100 gradi.

Dunque, dicevamo che oggi il cielo sopra Oimjakon è velato e questo è un bene perché vuol dire che farà meno freddo. Anzi, qui dicono addirittura che fa caldo. Perché, a dispetto dell'agghiacciante fama che circonda questo villaggio in riva al fiume Indighirka, 1050 chilometri di distanza, a nord-est di Jakustk, la capitale della repubblica siberiana di Sakha Jakuzia, ci sono appena 33 gradi sottozero. Tant'è che i ragazzini dopo aver frequentato la scuola, si sono messi a giocare fuori. E qualche oimiakese ne ha approfittato per tagliare legna, per andare a fare la spesa e per sistemare le stalle.

Chi abita qui è gente in salute. Misteriosamente longeva. Tutta la provincia di Oimjakon è famosa per il fatto che ci vivono parecchi ultracentenari: in Russia l'età media dei maschi è la più bassa d'Europa, supera di poco i sessant'anni. Per colpa delle condizioni climatiche, della vodka, dell'inquinamento, dicono. Ma qui il clima infame non uccide. Come riesce la gente a sopravvivere con un freddo così intenso che solo a pensarci vengono i brividi?

Intanto, una precisazione. Oimjakon non è solo il nome del paese, ma di tutto il territorio attorno - un vasto altopiano circondato dalle montagne, come una corona. Sono proprio queste mura naturali, rivestite di boschi, a creare condizioni climatiche così insolite: la parte più bassa dell'altopiano ha la forma di una conca - il paese si trova a 720 metri di quota - ed è qui che si accumula d'inverno l'aria fredda che abbassa la temperatura sino agli estremi assoluti. Un inverno infinito, che dura anche nove mesi. Tant'è che nella lingua degli eveni, l'etnìa che abita queste lande - denominati "lamuti" (vuol dire "popolo del mare") sono poco più di 19mila quelli censiti in Russia - la parola Oimjakon deriverebbe da "ejumu" che significa "l'acqua di navi sciolte", mentre tradotta dalla lingua jacuta vuol dire invece molto più efficacemente "freddo cane". Propendo per questa etimologia: l'imprecazione più comune di queste gente che ha casette basse e ben riscaldate ma quasi tutte senza bagno perché Oimjakon non ha fognature: ragion per cui gli abitanti sono costretti ad usare gabinetti all'esterno (a caduta).

Insomma, nonostante Freddo Cane, gli abitanti vivono così a lungo da sfidare ogni logica. Un enigma. Persino il fiume Indighirka si comporta in modo assai strano: mentre gli altri fiumi ghiacciano sino al greto (di solito tra i meno 30 e i meno 40), lui continua a scorrere impavido anche a meno 70. Inoltre, lo spessore del ghiaccio non è superiore a quello del vetro ed in certi posti l'acqua rimane accessibile in superficie per tutto l'inverno. Come nel laghetto vicino, riscaldato da una sorgente di acqua calda. Di quali proprietà dispone quest'acqua? Gli scienziati stanno studiando a fondo la zona. Gli eveni dicono che è da sempre così, e che le uniche lamentele che hanno è sul rincaro costante dei prezzi alimentari, "qui da noi il cibo costa molto di più che a Irkutsk", la capitale. E il lavoro è sempre meno redditizio. In paese tira avanti una cooperativa per l'estrazione dell'oro, c'è un panificio, un salumificio che funge pure da lattificio. Più in là, c'è una piccola fattoria in cui si allevano cavalli. Per finire in bistecca: i cavalli servono quasi esclusivamente per essere mangiati: la loro carne grassa e nutriente aiuta l'uomo ad affrontare il freddo più selvaggio.

Per spostarsi, un tempo, gli eveni utilizzavano slitte trainate da renne. Oggi, camioncini, auto e trattori funzionano grazie ad alcuni espedienti: motori messi in moto ogni giorno, dispositivi scaldacandele, carburanti collaudati per reagire a temperature ultrarigide (quelli usati dalle compagnie che estraggono petrolio e gas nell'Artico). Certo, quando la temperatura arriva a meno 60, tutto cambia. Uscir fuori è rischioso. Non come la "zona della morte" dell'Everest. Però, persino i suoni cambiano: l'uomo non riconosce più la propria voce, i suoi hanno strani riverberi, l'aria pare indurirsi come cristallo. Guai a non coprirsi il volto: la faccia si congela in pochi secondi, la pelle si sgretola. E tuttavia, si racconta di un pullman con diciassette giovani che stava tornando da Uciughej, dove c'era stato un concerto. A metà strada, il pullman rimane senza carburante. Un'ora dopo, la batteria salta per il freddo. Quasi tutti i ragazzi erano vestiti, si fa per dire, leggeri, rispetto agli indumenti stagionali (scarponi con suole isolanti, materiali antigelo, pellicce). Rapidamente, la temperatura sprofonda a meno 60: non possono nemmeno accendere un falò, con queste temperature è del tutto inutile.

Ebbene, i ragazzi e le ragazze sono rimasti 11 ore dentro il bus prima che arrivassero i primi soccorsi: nessuno stava male, nemmeno un raffreddore. Tra di loro, c'era un ragazzo russo, macché, pure lui è uscito indenne dall'avvenura, senza neanche starnutire. Dicono che sia una caratteristica di Oimjakon: se arriva gente da regioni più calde e lontani, gente che a stento sopporta i -10°, qui si trasforma immediatamente, diventa all'improvviso molto resistente. Il segreto di Oimjakon. La setta degli Ibernauti.
Tratto da: Repubblica.

domenica 5 dicembre 2010

bruginata autunnale

Domenica al mercatino dell'usato di Brugine (PD). Rivettatrice made in USA, 3 euro, oliatore, 2 euro, tazza e piatti del mulino bianco per completare il servizio del 1979 ereditato dalla mia mamma. 2 Euro. Si trova sempre qualcosa di utile.

lunedì 29 novembre 2010

w la feràri!!

Estate 2010, visita a Maranello la città della Ferrari. Emozionante.
In un giorno lavorativo e' fantastico: la città e' invasa di strani omini rossi..
Peccato che per visitare la fabbrica bisogna essere almeno clienti.. nella prossima vita.

Alcune fotografie per i miei lettori.

foto artistiche













ilmarietto
Parco Sigurta, maggio 2009


venerdì 26 novembre 2010

La crisi non ferma la casta

L'Idv chiede la soppressione dei vitalizi parlamentari. Votano la proposta in 520: 498 contrari, 22 favorevoli. Lo Stato continua a versare oltre tremila assegni per un totale di circa 130 milioni annui

Bastano due anni, 6 mesi e un giorno di permanenza alla Camera o al Senato per maturare un vitalizio. Ma fino agli anni novanta era sufficiente appena un giorno per vedersi riconoscere il diritto. Come nel caso di Toni Negri. Nel 1983, il leader di Potere operaio, detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato, venne inserito da Marco Pannella nelle liste dei Radicali per tornare in libertà. Eletto in Parlamento, Negri si diede alla latitanza in Francia partecipando solo alle prime sedute a Montecitorio (leggi l'articolo). Maturando comunque un vitalizio di oltre 3mila euro mensili che percepisce tutt'ora. Walter Veltroni, invece, è un baby pensionato di Montecitorio: ad appena 51 anni si è visto riconoscere un assegno da 9 mila euro mensili. Le cifre vanno da un minimo di 2.427 euro per le reversibili a quasi dieci mila euro. L'ex sindaco di Roma ha sempre dichiarato di versare la somma che riceve in beneficenza alle popolazioni africane. Degli altri non si sa. Non stupisce dunque che in pochi siano disposti a farne a meno. Del resto c'è la crisi

lunedì 22 novembre 2010

garage-rock

E dopo il garage delle ferraglie e l'operazione soppalco, ecco a voi il Garage Rock, dove il tempo si e' fermato, solo vecchie VW, solo musica Rock!

Finalmente dopo tanto lavoro l'ordine ha prevalso sul caos e l'ottimizzazione degli spazi ha reso l'impossibile, possibile.

domenica 14 novembre 2010

lampada telescopica

La mia nuova lampada telescopica. Come fondere una vecchia lampada con un ferrazzo Mannheimiano.

domenica 7 novembre 2010

Does Chocolate Addiction Exist?












Io credo di si..

batteryologicamente-parlando..

..spostare la batteria nel vano motore non e' la cosa migliore. Contrasta il vitale flusso di aria fresca per il raffreddamento del motore. Stava sicuramente meglio al calduccio davanti nell'abitacolo. Ma non ho avuto scelta. Staremo a vedere, la scienza procede per tentativi.
Adoro i piani bel riusciti! Alternatore, motorino di avviamento, solenoide, batteria, tutto a posto. Poteva essere solo il cavo. Quel cavazzo di 3 metri che con l'eta' causava una consistente caduta di tensione e non consentiva una sufficiente potenza al motorino di avviamento. Cavo che nessun meccanico mi aveva mai voluto cambiare. Troppo lavoro, rognoso, poco guadagno. Troppo benessere dico io. Anni di avviamenti incerti e fantasiosi finalmente finiti. Basta spingere il furgone verso la discesa la mattina presto e saltare al volo, basta parcheggi in salita. Ho recuperato un bel cavazzo da una jeep e un bel cavo di massa da una Golf allo sfasciacarrozze e questo uichend ho proceduto con la modifica. Prima o poi comunque, con calma e pazienza, in un momento di masochismo improvviso smontero' mezzo furgone e sostituiro' il vecchio cavone del '79.. Intanto mi sono portato avanti con l'operazione seconda batteria. Adesso non resta che "magicamente" resuscitare una batteria esausta con il mio nuovo resuscita-batterie.. I diodi sono gia' arrivati, dall'America.
Prossimamente su questi blog-schermi.

tobecontinued..










la mia zucca di allouin..




ilmarietto's-art

lunedì 18 ottobre 2010

Ottobre tempo di vino

Vino vinello
sei dolce
sei bello
sei tu che mi fai
perdere il cervello?

il nettare degli Dei

il papero Giovanni

E' il papero di mio cugino. Mio cugino.. mio cugino..
Molto simpatico.

sabato 9 ottobre 2010

happy family

Non sembra uno di quei vecchi opuscoli pubblicitari dove si enfatizzano le doti di spazio e versatilita' per la famiglia del mitico pulmino della Volkswagen?

E invece siamo sempre noi, gli anni passano ma i viaggi restano scassati ma irriducibili.

_simple_ways_to_be_happy_

domenica 26 settembre 2010

scricchiolii e rumori inquietanti..

..ecco da dove venivano!
La barra di sostegno del motore era montata alla rovescia.
Ho percorso cosi' "solo" 8.000 Km, abbastanza per rovinare i supporti di gomma. Vabbe', l'importante e' risolvere, la scienza procede per tentativi.






Qui si intravedono i supporti di gomma che ammortizzano le oscillazioni del motore.




Ecco la barra montata nella direzione corretta. I segni indicano come era montata prima.

sabato 18 settembre 2010

qualita scadente

Guarnizione coperchi punterie vendute dalla maggior parte dei ricambisti vw: robaccia.
4 mesi e 5.000 Km e sono diventate croccanti come i biscotti. Notare le spaccature dove l'olio caldo fluisce a fiumi..
La prossima volta solo roba austroungarica: CSP forever.

foto artistica










ilmarietto
Mezzocorona, Domenica 12 settembre 2010

mercoledì 15 settembre 2010

domenica 12 settembre 2010

il porcino..

Da quanto tempo che non andavo a raccogliere fuinghi! Mi ero dimenticato della gioia di trovare una brisa, di quanto bello fosse camminare in mezzo ai boschi.
La raccolta e' stata proficua, ovviamente non saprete mai quanti ne ho raccolti ne dove sono andato..

Gloria a te o Porcino, indiscusso Re dei funghi.

ilmarietto


venerdì 6 agosto 2010

Frasi celebri

Due frasi sono passate nella storia dell'informatica. Da quando faccio questo lavoro, ben 13 anni ormai, gli annali hanno registrato le seguenti due celebri frasi:
  1. "Ah, ma da me funziona." - Primi anni 2000
    Sviluppatore di sw al collega Tester che segnalava l'anomalia riscontrata in fase di test.

  2. "Io non uso il debugger, io sono molto bravo. Davvero." - Agosto 2010
    Sviluppatore di sw al collega sviluppatore (che pazientemente cercava di aiutarlo).
Di recente l'ultima perla. Evviva. Ne sentivo la mancanza.


giovedì 5 agosto 2010

Ezechiele, 25:17


Ezechiele, 25:17. Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te!

Il famoso passo biblico recitato dal mitico Jules Winnfield.

mercoledì 14 luglio 2010

Nata Femmina, la lettera di Elvira Dones a Berlusconi

In seguito ad una infelice battuta del premier sulle "belle ragazze albanesi", la scrittrice albanese Elvira Dones ha rivolto una lettera aperta al Presidente Berlusconi. In visita a Tirana lo scorso febbraio, durante l'incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastateEgregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione".
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia.

Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia. Così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel "puttana" sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tv svizzera. Andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo.

E' una storia lunga, Presidente... ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente, alle battute rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta.

L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi. Mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi.

Merid Elvira Dones

venerdì 11 giugno 2010

Rivolucion!

In Italia esistono due classi: quella dei vecchi e quella dei giovani. La prima è al governo, ha una pensione, al termine dell'attività lavorativa ha avuto un tfr, ha goduto di un'Italia quasi scomparsa con fiumi puliti, spiagge libere, bassa criminalità. I vecchi hanno un futuro dietro le spalle, hanno avuto la speranza di emergere nella loro professione e molti ci sono riusciti, hanno avuto la sicurezza di un lavoro a tempo indeterminato. I vecchi hanno potuto scegliere tra grandi aziende come l'Italtel, la Telecom, l'Olivetti. Hanno comprato un appartamento, i più fortunati anche una casa di villeggiatura.
I vecchi hanno fatto studiare i figli per nulla, li hanno precarizzati, tolto loro l'ambiente, il diritto all'acqua pubblica. Li hanno indebitati con 30.000 euro a testa (lo stipendio di 3/4 anni di un interinale). I vecchi se la sono goduta, ognuno a modo suo, fottendosene delle generazioni successive. Lo hanno fatto e possono continuare a farlo perché sono loro a detenere il potere. L'Italia ha il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio più anziani del mondo occidentale.
L'Italia ha anche 17 milioni di pensionati. Molti hanno pagato solo in parte la pensione che ricevono. Milioni sono a casa dall'età di 50/55 anni senza parlare delle baby pensioni con 15/20 anni di contributi o le pensioni scandalose dei parlamentari dopo solo due anni e mezzo di legislatura o le doppie e triple pensioni, le pensioni superiori ai 10.000 euro al mese, le pensioni cumulate con uno o più stipendi. In questa situazione di privilegi e di profonda ingiustizia sociale, si è deciso che i giovani andranno in pensione a 70 anni, in pratica mai. Questo non è accettabile.
Se si deve procedere a una riforma delle pensioni, ognuno deve fare la sua parte oppure nessuno. Perché un ragazzo deve con il suo lavoro mantenere lo Stato sociale di cui beneficiano le vecchie generazioni? Un giovane di vent'anni che inizi a lavorare nel 2010 andrà in pensione nel 2060. Da qui all'eternità. Chi fa un lavoro usurante a 70 anni è buono per l'ospizio. Perché un ragazzo dovrebbe pagare i contributi per esempio perFelice Crosta, ex presidente dell'Agenzia dei Rifiuti in Sicilia in pensione con 1.369 euro al giorno? O tutti o nessuno.
In pensione si può andare a 60 anni, l'innalzamento dell'età pensionabile è dovuto all'enorme spreco di soldi pubblici per le pensioni ATTUALI, non per quelle future che vengono dilazionate nel tempo, sempre leggermente più in là, come è avvenuto con l'accorpamento delle finestre pensionabili. Discutiamo delle pensioni ATTUALI, poi con calma di quelle future. Mettiamo un tetto massimo pensionistico a ogni italiano, ad esempio 2.500 euro, vietiamo il cumulo di pensioni, aboliamo con effetto retroattivo le pensioni "super baby" dei parlamentari e, soprattutto, diamo a ogni pensionato una pensione commisurata a quello che ha realmente versato perché la differenza di qualche miliardo di euro è a carico dei giovani che la pensione non la vedranno mai, il tfr neppure e forse, neanche il lavoro. I sacrifici non hanno età, l'anagrafe non è un privilegio.

mercoledì 2 giugno 2010

oggetti vintage

Radio Grundig e orologio palla.
Collezionismo e' pagare di piu' cose che non ti servono.
Nel mio caso mi serviva un orologio per la casa. Dopo 7 anni di vita senza un orologio in casa ho realizzato che era meglio acquistarne uno.
Cosi' mi sono imbattuto in questo buffo orologio dal design vintage al mercatino dell'antiquariato a Piazzola sul Brenta (PD). Molto bello, ve lo consiglio.
L'ho pagato 20 euri. Ma siccome sono un debole e ho le mani bucate l'omino del ciarpame mi ha venduto anche la radio. Alri 20 euri.
Una lucidata col polish e una pulita ai contatti e i due manicaretti sono tornati (quasi) allo splendore di un tempo. La radio suona che e' uno spettacolo, produce un suono caldo e pulito. L'orologio ticchetta delicato e sembra essere preciso.

ilmariettoelecosediunavolta




giovedì 27 maggio 2010

siamo alla resa dei conti?

La bancarotta resta dietro l’angolo

di Loretta Napoleoni

Olanda e Germania sono tra i pochi Paesi di Eurolandia che questa settimana non hanno dovuto presentare in fretta a furia misure d’austerità. A differenza dell’Italia, sulla quale sta per cadere la scure di Tremonti, queste nazioni sono solide e per ora non corrono il rischio di essere trascinate nel gorgo dell’insolvenza. Le altre, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna e Gran Bretagna, da settimane lottano per la sopravvivenza.

La situazione è gravissima: come un de-ja-vu della crisi dei mutui spazzatura americani, solo che questa volta alla radice c’è il debito sovrano. Due anni e abbiamo raggiunto l’ultimo anello della catena di Sant’Antonio della finanza globalizzata: a chi passare il debito? Alla Banca Centrale Europea (Bce)? Improbabile. Secondo uno studio della Royal Bank of Scotland, quello accumulato da Grecia, Spagna e Portogallo ammonta a circa duemila miliardi di euro, di cui almeno un miliardo si trova nei forzieri di Eurolandia. Economisti e analisti finanziari concordano che neppure la partecipazione attiva della Germania potrebbe sanarlo. Non ci sono abbastanza soldi. Ciò significa che per evitare il crollo del sistema bancario qualcuno dovrà fallire.

La prima in lizza è la Grecia. Sui mercati ormai tutti la danno per spacciata, solo la Bce le presta i soldi. I mille miliardi di euro messi a disposizione da Eurolandia non hanno convinto i mercati e senza di loro non si può procedere alla ristrutturazione del debito greco per ridurlo a cifre “pagabili”. Non rimane che la bancarotta e la successiva ristrutturazione come è successo per Argentina e Islanda. Nell’attesa che si arrivi a questa decisione e per attutire al massimo il colpo, la Bce rastrella sul mercato le obbligazioni greche, naturalmente utilizzando i soldi di noi i europei. Salverà questo sacrificio il sistema bancario? Non è facile dirlo. Come avvenne nel 2008, i prestiti interbancari all’interno e verso Eurolandia si stanno atrofizzando, segno che i mercati temono il peggio.

Il Libor, il London Interbank Offered Rate, quello al quale le banche si approvvigionano a vicenda, è risalito ai massimi del 2009, quando si temeva un congelamento totale dei prestiti interbancari. Allora intervenne la Riserva Federale, ma la Bce non ha i muscoli monetari per farlo. Fa paura pensare di essere tornati a quei momenti tragici del dopo Lehman e ancora più si teme il parallelo con la grande depressione del 1929 quando ci trovammo di fronte ad una crisi con due picchi, il secondo, quello micidiale, coincise con il crollo delle banche. A tenere le redini del destino di Eurolandia non sono i ministri delle Finanze ma il mercato.

Ed è per accattivarsi le sue simpatie che si è lanciata l’austerità, parola impronunciabile fino a poche settimane fa. Eppure da anni gli indicatori economici sono fuori dei paletti imposti dal trattato di Maastricht, solo mesi fa si sarebbero potute introdurre misure meno drastiche e improvvisate senza avere il fiato del mercato sul collo. Ma ormai lo sappiamo bene, questa classe politica lavora solo quando c’è la crisi e in gioco c’è la sua sopravvivenza, non quella del Paese che rappresenta, il resto del tempo fa spettacolo e campagna elettorale.

Le misure varate rispecchiano questa triste verità. Fatta eccezione della Gran Bretagna, dove un nuovo governo di coalizione è stato da poco eletto sulla piattaforma di austerità, tutti gli altri Paesi hanno raffazzonato una serie di tagli che colpiscono quella fetta sempre più piccola della popolazione che paga le tasse e che invece bisognerebbe sostenere nei momenti recessivi. Chi negli ultimi vent’anni ha intascato più del 60% della crescita del Pil, dagli Hedge Funds al crimine organizzato, non viene toccato perché ha imboscato i guadagni, ha evaso il fisco o semplicemente opera nel mondo dell’illegalità. Ecco uno dei motivi per cui i cittadini europei questa austerità non la vogliono.

In Italia si cerca di addolcire la pillola con l’usuale propaganda: si abbattono i salari nominali e quelli sociali, ma ci si vanta di non aver aumentato le tasse. Viene spontaneo pensare che il motivo sia solo lo scarso numero di chi le paga. Si condanna l’ennesimo obbrobrio edilizio per poterlo accatastare invece di far pagare una penale salatissima a chi lo ha commesso e costringere costoro anche ad abbattere queste costruzioni come avviene in Inghilterra e nella maggior parte dei Paesi civili. Propaganda, demagogia, austerità, neppure il bavaglio alla stampa salveranno la nostra classe politica e i loro tirapiedi dalla crisi economica. Che si tratti della tanto attesa resa dei conti?

26 maggio 2010

lunedì 24 maggio 2010

Gita a Bassano del Grappa

Citta' bellissima, negozi aperti anche di domenica, relax lungo la riva del Brenta, tipico aperitivo al Ponte degli Alpini - il mezo e mezo, ossia 2 parti uguali (mezzo e mezzo per l'appunto) di liquore al rabarbaro e selz + una scorza di limone - cena alla birreria Trenti.



















sabato 22 maggio 2010

la mia prima festa della birra..


Estate 1995. Dusslingen - Germania.
La qualita' della foto e' scadente, ma visto il reperto storico che ho scovato casualmente non ci si formalizza piu' di tanto.

ilmarietto

venerdì 14 maggio 2010

Una bella fotografia








Di Stephen Shore, artista contemporaneo.

A mio giudizio molto bella.

Si ringrazia Beppe il Patavino per la segnalazione.

ps: il transpaller nella foto e' quello di Mauro, Mirko & Marcello.

giovedì 13 maggio 2010

Il Centro Riciclo Vedelago

Uno dei limiti dei primi impianti di trattamento meccanico biologico era quello di produrre comunque un 20-30% (rispetto a quanto entrato inizialmente nell'impianto) di rifiuto da conferire in discarica o da portare all'incenerimento; questo problema poneva alcuni dubbi sulla reale opportunità di costruire questi impianti al posto di altri sistemi già conosciuti ed utilizzati come gli inceneritori. Questo problema è stato recentemente risolto grazie all'iniziativa della dott.sa Carla Poli del Centro Riciclo Vedelago in provincia di Treviso.

L'impianto di Vedelago (che non gestisce la frazione umida e che quindi utilizza solo sistemi meccanici), grazie all'accoppiamento di diversi impianti che lavorano in serie, è in grado di rendere riutilizzabile circa il 99% del rifiuto conferito derivante sia dalla raccolta differenziata residenziale porta a porta (proveniente dai Comuni del circondario) sia rifiuti industriali di commercianti ed artigiani; grazie a questi impianti il centro è in grado di portare all'industria una materia prima-seconda riutilizzabile in ulteriori cicli di produzione. La percentuale di rifiuto non differenziabile (principalmente plastiche), e quindi solitamente non riutilizzabile, viene prima estruso e poi tritato finemente fino ad ottenere un granulato a matrice prevalentemente plastica utilizzato principalmente dall'industria come alleggerito nei manufatti edili (mattoni, pali, ecc...) in sostituzione della sabbia di cava (20-30% del materiale necessario alla creazione del manufatto); questo materiale conferisce caratteristiche migliorative ai manufatti ottenuti che rispondono regolarmente alle norme UNI vigenti. La sabbia sintetica ottenuta viene utilizzata anche per la creazione di sedie, panchine, bancali ed altri manufatti vari.

Gli stessi creatori del Centro Riciclo Vedelago dichiarano che i costi globali per la costruzione di un impianto di questo tipo si aggirano attorno ai 5 milioni di euro in un arco temporale di circa 3 anni.[3] Impianti gemelli come quello di Vedelago sono in costruzione in Sardegna grazie all'iniziativa di 14 Comuni locali, con a capo il Comune di Tergu, e a Colleferro a seguito di un'iniziativa di imprenditori privati.


fonte: Wikipedia

mercoledì 12 maggio 2010

Il Sistema Telecom Italia

Esternalizzazioni: Il Sistema Telecomitalia

Nessuno può pretendere ragionevolmente di entrare nel merito di come venga gestita un’impresa a meno di non esserne, in qualche modo, parte. Il nostro, mi dicono, è un paese capitalista e la produzione è essenzialmente al servizio del profitto e non funzionale alla realizzazione del piano quinquennale per la vittoria del socialismo.

Nello stesso modo è evidente che il liberismo debba in qualche modo conciliarsi con la necessità di tutelare il tessuto sociale, fosse solo per preservane la capacità di produrre reddito.

E’ per questo che il regime d’impresa ed i rapporti tra l’imprenditore e le persone che con la loro attività contribuiscono alla produzione non sono (o non dovrebbero essere) lasciati completamente deregolamentati.Questo perché la legge possa offrire un supporto alle figure tradizionalmente più deboli in fase di contrattazione: i prestatori d’opera.

Se è utile al profitto del singolo retribuire un servizio a seguito di un’asta al ribasso tra lavoratori, non è certamente funzionale all’equilibrio della comunità. Stiamo insieme per migliorare la nostra vita e questo non può avvenire attraverso una competizione basata sulla rinuncia invece che sulla qualità di ciò che si offre.

Se siete sopravvissuti a questa lunga e noiosa premessa, siete certamente idonei a rispondere ad una domanda: che pensereste di una grande azienda internazionale che fa un uso proditorio della leggi che regolano il rapporto tra impresa e lavoratori apparentemente allo scopo di aggirarle e trasferire alla collettività parte dei suoi costi?

In questo momento, non conoscendo la vostra risposta, provo a darvi la mia.

Usare la legge forzandone l’interpretazione, altre volte violandola apertamente confidando sull’incapacità di reagire da parte della controparte, non è un atteggiamento industriale funzionale ad una ottimizzazione della produzione. A mio parere, è un atto che lede gli interessi ed i diritti di tutti, non solo dei dipendenti, ma anche dei concorrenti onesti e della collettività su cui ricade l’onere di finanziare gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, ecc.) impropriamente utilizzati. Questi strumenti sono stati predisposti per le aziende che, dopo aver esaurito le disponibilità proprie per gli investimenti, si trovano costrette a ricorrere all’aiuto pubblico per mantenere intatta la propria capacità produttiva.
In questo modo i cittadini, con le loro tasse, e le imprese, con i loro conferimenti, finanziano una sorta di mutualità il cui scopo è sostenere le aziende nei momenti di crisi ed aiutarle a sopravvivere fino alla ripresa. Non si tratta di carità. E’ semplice tutela del patrimonio produttivo. Se si accede a certe opzioni senza averne realmente bisogno,magari solo per guadagnare di più, si sta usando la legge impropriamente e si sta facendo danni, non industria. Un po’ come reclamare un risarcimento assicurativo dopo aver simulato un incidente.

Qualche azienda in Italia si comporta realmente così? E’ un’ipotesi che merita di essere vagliata.

Telecomitalia,solo per fare un esempio, è una società che, nonostante i dubbi sulla gestione post privatizzazione, continua a fare utili e ha una considerevole redditività. Annualmente, inoltre, provvede alla distribuzione di un dividendo azionario che, per chi non lo sapesse, è la parte residuale di utile che rimane dopo l’accantonamento e gli investimenti (tra i quali rientrano anche le spese sostenute per riqualificare la forza lavoro, le famose risorse umane).

E’ naturale che, se si distribuisce un utile agli azionisti, difficilmente si può battere cassa per accedere a provvedimenti straordinari quali la mobilità e la cassa integrazione. La collettività pretenderebbe, giustamente, che si impegnino prima le risorse economiche interne.

In realtà, utilizzando con liberalità le opportunità offerte dalla legge 30 (legge Biagi), se si prende un po’ di personale e lo si trasferisce d’imperio in una società controllata già in crisi, ecco che magicamente si acquisisce il diritto di fruire delle agevolazioni messe a disposizione dallo stato.

Se vi sembra impossibile che Telecomitalia, la società a cui prestano il volto simpaticoni come John Travolta e Christian De Sica (senza contare il prestito ben più consistente di Michelle Hunziker e Belen Rodriguez,) possa usare sistemi del genere, provate a leggere l’ottimo articolo di Luca Marcon dove con spietata lucidità si analizzano i numeri relativi alla recentissima cessione del settore informatico di Telecomitalia (2200 dipendenti) ad SSC, una S.r.L. controllata al 100% da Telecomitalia stessa e che già da tempo è in consistente passivo.

Se si fanno due conti – valutati in difetto – si scopre che il costo annuale del lavoro dei 2.200 dipendenti che sono stati acquisiti in SSC dopo il 30 aprile di quest’anno, si aggira dai 90 ai 100 milioni di euro. Vale a dire da 22,5 a 32,5 milioni di euro in più dell’intero fatturato 2009. Ciò significa che per evitare le perdite accumulate nel 2009 e pagare i 2.200 dipendenti in più, SSC dovrebbe acquisire dal proprietario nonché unico committente gruppo Telecom una commessa aggiuntiva per ulteriori 67/73,5 milioni di euro per chiudere in pareggio il 2010 e per ulteriori 100/110 milioni di euro per tutti gli anni a venire oltre a questo.
Le conclusioni, a questo punto, sono evidenti. In una società che fino ad un anno fa fatturava al suo unico cliente – che coincideva e coincide con il proprietario – prestazioni per un valore superiore del 30 per cento rispetto al riferimento di mercato, sono stati fatti confluire dal proprietario stesso 2.200 dipendenti in più attraverso una distorsione ed un abuso della normativa che regola i trasferimenti di ramo d’impresa in Italia. E questi 2.200 dipendenti in più avranno bisogno di commesse aggiuntive per almeno 100/110 milioni di euro all’anno per non restare senza lavoro. Tutto ciò in un mercato, quello dell’information tecnology, il cui stato di crisi è ormai conclamato e noto a tutti. In alternativa, SSC potrà prima infilare un paio di bilanci pesantemente in rosso di seguito, provvedendo poi ad avviare le procedure di mobilità e cassa integrazione in modo tale da scaricare quanti più dipendenti prima sulle spalle della collettività e poi definitivamente sulla strada.(1)

Va bene, anzi no, non va bene affatto, ma va considerata l’ipotesi che si tratti di un’evenienza occasionale, una specie di decisione improvvida dell’attuale management. Approfondendo la questione si scopre, però, che sono anni che Telecomitalia mette in campo operazioni del genere al punto che, già nel luglio 2008, veniva presentato pubblicamente un dossier redatto da Lidia Undiemi dell’Università di Palermo nel quale si studiavano le numerose cessioni di ramo d’azienda operate da Telecomitalia e se ne analizzavano i controversi aspetti legali. Leggendolo, si comprende che più che una singola cessione di ramo d’azienda vige una specie di sistema, ormai collaudato e funzionante da anni. Imser/Telemaco, Savarent, Tess, Pirelli Property, HP DCS, TNT Logistics, Telepost S.p.A., MP Facility, Tecnosis. Conoscete qualcuna di queste aziende? Quasi sicuramente no. La ragione è che, poco dopo la creazione, si sono rapidamente estinte o drasticamente ridimensionate.

tratto da: http://www.mentecritica.net/


i miei nipotini

Oggi casualmente mi e' capitata in mano (o meglio in mouse..) questa foto di qualche anno fa che ritrae i miei nipotini assieme al mio pulmino.
Era il primo viaggio ufficiale di Nino il Pulmino.

ilmarietto

mercoledì 28 aprile 2010

Ecco la casta

Ecco la Casta: la maggioranza vota no ai soldi per i lavoratori

di Andrea Carugati


Eccola qui la Casta, nel senso più deteriore del termine. Martedì pomeriggio, Camera dei deputati. Aula piena, si votano «misure straordinarie per il sostegno del reddito e la tutela di determinate categorie di lavoratori». Il gruppo Omega, ad esempio, quello che comprende i dipendenti dell’ex Eutelia: migliaia di lavoratori da mesi senza stipendio, e senza neppure la cassa integrazione. E invece niente, il centrodestra ha detto no. Niente soldi per i lavoratori, che a gennaio avevano fatto un sit-in bloccando per ore via del Corso, davanti a palazzo Chigi, e ricevendo vaghe promesse.

Tavoli su tavoli, ma neanche una lira. Tutti rossi, ieri pomeriggio, i pulsanti sui banchi del centrodestra: 261 no, tra chi leggeva le pagine sportive dei giornali, chi stava al cellulare, chi rideva e chiacchierava in capannelli. No anche all’allungamento della cassa integrazione ordinaria da 12 a 18 mesi, per dare fiato alle aziende in crisi: altri 261 no, senza una crepa tra i banchi della maggioranza, niente finiani dissidenti stavolta. Erano i due emendamenti che il Pd aveva portato in aula (si è riusciti a votarli solo dopo che Fini ha accolto la richiesta di Franceschini, la maggioranza avrebbe voluto insabbiare la legge in Commissione) per salvare le due proposte, che fino alla settimana scorsa erano state pazientemente cucite riuscendo ad avere l’ok del centrodestra. Poi il dietrofront: «Non ci sono le coperture», hanno spiegato i berluscones, su mandato di Sacconi e Tremonti. «Falso», secondo i democratici, che hanno proposto di mettere mano «al fondo per gli straordinari, che è dormiente, visto che da quando è iniziata la crisi non se ne fanno più», come ha spiegato Cesare Damiano. «Si poteva anche tassare del 2% i redditi sopra i 200mila euro».

BERSANI: UNA VERGOGNA «Una vergogna, davvero scandaloso che il governo si arrampichi sui vetri per non dare risposte vere a chi ha ammortizzatori in scadenza e chi è da tempo senza protezione», dice Bersani, in aula come tutti i big del Pd. E Franceschini: «Quando sono nei loro territori chiedono interventi per i lavoratori, poi vengono qui e votano contro...». Sui banchi del governo il sottosegretario al Welfare Viespoli, che sulla cig rimanda alla «riforma organica» e sull’Eutelia dice: «Da tempo è aperto un tavolo a palazzo Chigi...». «E cosa mangia la gente, i tavoli?», gli risponde Bersani. Mentre Fabrizio Potetti, che segue la vicenda per la Fiom, spiega: «Da gennaio il tavolo non è più stato convocato, almeno 1200 persone sono senza stipendio da novembre e per avere materialmente in tasca la cassa integrazione passeranno altri mesi. Quella norma poteva dare un po’ di sollievo». Poteva, appunto, ma il centrodestra ha detto no. Non sono serviti i numerosi appelli dai banchi delle opposizioni (unitissime, in questa occasione), dal moderato Udc Delfino («Altro che tavoli, il governo dovrebbe aprire i cordoni della borsa)», fino a Barbato dell’Idv che ha parlato di un «governo da rincorrere in piazza con i forconi». Nel mezzo tanti deputati Pd, tutti a ricordare i mutui di quelle famiglie che non arrivano a fine mese, a chiedere alla maggioranza «un gesto di civiltà».

L’IMBARAZZO DEI LEGHISTI In imbarazzo il relatore Cazzola (Pdl), che aveva lavorato all’intesa col Pd e poi si è rimesso in riga: «Mi assumo la mia parte di responsabilità». E anche i leghisti, tanto che il governatore e capogruppo Cota, dice Bersani, «è uscito dall’aula al momento del voto sull’Eutelia». E replica piccato al leader Pd: «Stia zitto, entro lunedì saremo in grado come Regione Piemonte di provvedere con la cassa integrazione in deroga per Eutelia». E Sacconi: «Tutto un problema creato sul nulla, trovatemi un solo cassintegrato che avrà danni da questa norma».

giovedì 15 aprile 2010

mercoledì 14 aprile 2010

i campi da golf..

Sono tra le priorita' del governo.. con tutti i problemi veri da risolvere.. e nelle aree protette per giunta!

http://www.unita.it/news/ambiente/97372/campi_da_golf_in_oasi_ambientali

lunedì 12 aprile 2010

Gita al Castello di San Gottardo











Da cui si domina la Piana Rotaliana.

Per approfondimenti -> click!
















mercoledì 7 aprile 2010

ilmariettoZio

















Ecco qui la mia nipotina!

martedì 6 aprile 2010