gliè tutto sbagliato, tutto da rifareee.. Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi ci avrai azzeccato.
martedì 21 dicembre 2010
Un saluto al grande "Vecio"
sabato 18 dicembre 2010
Buone Feste!
mi sono fatto l'autoradio..
Una Blaupunkt degli anni 60.. Cioe' la mitica Blaupunkt montata sulla mia Volkswagen del 1966. Volevo verificare se funzionava ancora.. uno spettacolo. Suona che e' una bellezza ed ha un'ottima ricezione nonostante il garage sia qualche metro sottoterra.
"Eh questi tedeschi. se non facevano guerre.." (Woody Allen, Il dormiglione - USA 1973)
venerdì 10 dicembre 2010
il villaggio piu' freddo della terra..
Nella tundra a meno 70
dove il gelo allunga la vita
Viaggio a Oimjakon, il villaggio siberiano che da sempre detiene il record del gelo. Ottocento anime sorprendentemente sane e longeve
Un cameraman davanti al monumento che attesta il freddo record
Di recente, il 22 dicembre del 2007, il termometro della ministazione meteo di Oimjakon (una gabbietta di legno in cima ad un paletto di larice) ha fissato un notevole -61°C. Comunque, tutti i russi seguono - giorno dopo giorno - l'evoluzione climatica di questo paese con le sue ottocento anime: le temperature quotidiane di Oimjakon sono riportate accanto a quelle delle grandi città russe sia in tv sia sui quotidiani. Ed esiste persino il sito internet della cittadina, con tanto di chat e forum e di rilevazione della temperatura. E il bello e' che nelle corte estati la temperatura può superare i 30 gradi. Sopra zero: in altre parole, in questo luogo l'escursione termica teorica tra inverno ed estate può superare i 100 gradi.
Dunque, dicevamo che oggi il cielo sopra Oimjakon è velato e questo è un bene perché vuol dire che farà meno freddo. Anzi, qui dicono addirittura che fa caldo. Perché, a dispetto dell'agghiacciante fama che circonda questo villaggio in riva al fiume Indighirka, 1050 chilometri di distanza, a nord-est di Jakustk, la capitale della repubblica siberiana di Sakha Jakuzia, ci sono appena 33 gradi sottozero. Tant'è che i ragazzini dopo aver frequentato la scuola, si sono messi a giocare fuori. E qualche oimiakese ne ha approfittato per tagliare legna, per andare a fare la spesa e per sistemare le stalle.
Chi abita qui è gente in salute. Misteriosamente longeva. Tutta la provincia di Oimjakon è famosa per il fatto che ci vivono parecchi ultracentenari: in Russia l'età media dei maschi è la più bassa d'Europa, supera di poco i sessant'anni. Per colpa delle condizioni climatiche, della vodka, dell'inquinamento, dicono. Ma qui il clima infame non uccide. Come riesce la gente a sopravvivere con un freddo così intenso che solo a pensarci vengono i brividi?
Intanto, una precisazione. Oimjakon non è solo il nome del paese, ma di tutto il territorio attorno - un vasto altopiano circondato dalle montagne, come una corona. Sono proprio queste mura naturali, rivestite di boschi, a creare condizioni climatiche così insolite: la parte più bassa dell'altopiano ha la forma di una conca - il paese si trova a 720 metri di quota - ed è qui che si accumula d'inverno l'aria fredda che abbassa la temperatura sino agli estremi assoluti. Un inverno infinito, che dura anche nove mesi. Tant'è che nella lingua degli eveni, l'etnìa che abita queste lande - denominati "lamuti" (vuol dire "popolo del mare") sono poco più di 19mila quelli censiti in Russia - la parola Oimjakon deriverebbe da "ejumu" che significa "l'acqua di navi sciolte", mentre tradotta dalla lingua jacuta vuol dire invece molto più efficacemente "freddo cane". Propendo per questa etimologia: l'imprecazione più comune di queste gente che ha casette basse e ben riscaldate ma quasi tutte senza bagno perché Oimjakon non ha fognature: ragion per cui gli abitanti sono costretti ad usare gabinetti all'esterno (a caduta).
Insomma, nonostante Freddo Cane, gli abitanti vivono così a lungo da sfidare ogni logica. Un enigma. Persino il fiume Indighirka si comporta in modo assai strano: mentre gli altri fiumi ghiacciano sino al greto (di solito tra i meno 30 e i meno 40), lui continua a scorrere impavido anche a meno 70. Inoltre, lo spessore del ghiaccio non è superiore a quello del vetro ed in certi posti l'acqua rimane accessibile in superficie per tutto l'inverno. Come nel laghetto vicino, riscaldato da una sorgente di acqua calda. Di quali proprietà dispone quest'acqua? Gli scienziati stanno studiando a fondo la zona. Gli eveni dicono che è da sempre così, e che le uniche lamentele che hanno è sul rincaro costante dei prezzi alimentari, "qui da noi il cibo costa molto di più che a Irkutsk", la capitale. E il lavoro è sempre meno redditizio. In paese tira avanti una cooperativa per l'estrazione dell'oro, c'è un panificio, un salumificio che funge pure da lattificio. Più in là, c'è una piccola fattoria in cui si allevano cavalli. Per finire in bistecca: i cavalli servono quasi esclusivamente per essere mangiati: la loro carne grassa e nutriente aiuta l'uomo ad affrontare il freddo più selvaggio.
Per spostarsi, un tempo, gli eveni utilizzavano slitte trainate da renne. Oggi, camioncini, auto e trattori funzionano grazie ad alcuni espedienti: motori messi in moto ogni giorno, dispositivi scaldacandele, carburanti collaudati per reagire a temperature ultrarigide (quelli usati dalle compagnie che estraggono petrolio e gas nell'Artico). Certo, quando la temperatura arriva a meno 60, tutto cambia. Uscir fuori è rischioso. Non come la "zona della morte" dell'Everest. Però, persino i suoni cambiano: l'uomo non riconosce più la propria voce, i suoi hanno strani riverberi, l'aria pare indurirsi come cristallo. Guai a non coprirsi il volto: la faccia si congela in pochi secondi, la pelle si sgretola. E tuttavia, si racconta di un pullman con diciassette giovani che stava tornando da Uciughej, dove c'era stato un concerto. A metà strada, il pullman rimane senza carburante. Un'ora dopo, la batteria salta per il freddo. Quasi tutti i ragazzi erano vestiti, si fa per dire, leggeri, rispetto agli indumenti stagionali (scarponi con suole isolanti, materiali antigelo, pellicce). Rapidamente, la temperatura sprofonda a meno 60: non possono nemmeno accendere un falò, con queste temperature è del tutto inutile.
Ebbene, i ragazzi e le ragazze sono rimasti 11 ore dentro il bus prima che arrivassero i primi soccorsi: nessuno stava male, nemmeno un raffreddore. Tra di loro, c'era un ragazzo russo, macché, pure lui è uscito indenne dall'avvenura, senza neanche starnutire. Dicono che sia una caratteristica di Oimjakon: se arriva gente da regioni più calde e lontani, gente che a stento sopporta i -10°, qui si trasforma immediatamente, diventa all'improvviso molto resistente. Il segreto di Oimjakon. La setta degli Ibernauti.
domenica 5 dicembre 2010
bruginata autunnale
martedì 30 novembre 2010
lunedì 29 novembre 2010
w la feràri!!
In un giorno lavorativo e' fantastico: la città e' invasa di strani omini rossi..
Peccato che per visitare la fabbrica bisogna essere almeno clienti.. nella prossima vita.
Alcune fotografie per i miei lettori.
venerdì 26 novembre 2010
La crisi non ferma la casta
lunedì 22 novembre 2010
garage-rock
Finalmente dopo tanto lavoro l'ordine ha prevalso sul caos e l'ottimizzazione degli spazi ha reso l'impossibile, possibile.
domenica 14 novembre 2010
domenica 7 novembre 2010
batteryologicamente-parlando..
Adoro i piani bel riusciti! Alternatore, motorino di avviamento, solenoide, batteria, tutto a posto. Poteva essere solo il cavo. Quel cavazzo di 3 metri che con l'eta' causava una consistente caduta di tensione e non consentiva una sufficiente potenza al motorino di avviamento. Cavo che nessun meccanico mi aveva mai voluto cambiare. Troppo lavoro, rognoso, poco guadagno. Troppo benessere dico io. Anni di avviamenti incerti e fantasiosi finalmente finiti. Basta spingere il furgone verso la discesa la mattina presto e saltare al volo, basta parcheggi in salita. Ho recuperato un bel cavazzo da una jeep e un bel cavo di massa da una Golf allo sfasciacarrozze e questo uichend ho proceduto con la modifica. Prima o poi comunque, con calma e pazienza, in un momento di masochismo improvviso smontero' mezzo furgone e sostituiro' il vecchio cavone del '79.. Intanto mi sono portato avanti con l'operazione seconda batteria. Adesso non resta che "magicamente" resuscitare una batteria esausta con il mio nuovo resuscita-batterie.. I diodi sono gia' arrivati, dall'America.
Prossimamente su questi blog-schermi.
tobecontinued..
lunedì 18 ottobre 2010
sabato 9 ottobre 2010
happy family
domenica 26 settembre 2010
scricchiolii e rumori inquietanti..
La barra di sostegno del motore era montata alla rovescia.
Ho percorso cosi' "solo" 8.000 Km, abbastanza per rovinare i supporti di gomma. Vabbe', l'importante e' risolvere, la scienza procede per tentativi.
Qui si intravedono i supporti di gomma che ammortizzano le oscillazioni del motore.
Ecco la barra montata nella direzione corretta. I segni indicano come era montata prima.
sabato 18 settembre 2010
qualita scadente
mercoledì 15 settembre 2010
domenica 12 settembre 2010
il porcino..
La raccolta e' stata proficua, ovviamente non saprete mai quanti ne ho raccolti ne dove sono andato..
Gloria a te o Porcino, indiscusso Re dei funghi.
ilmarietto
venerdì 6 agosto 2010
Frasi celebri
- "Ah, ma da me funziona." - Primi anni 2000
Sviluppatore di sw al collega Tester che segnalava l'anomalia riscontrata in fase di test. - "Io non uso il debugger, io sono molto bravo. Davvero." - Agosto 2010
Sviluppatore di sw al collega sviluppatore (che pazientemente cercava di aiutarlo).
giovedì 5 agosto 2010
Ezechiele, 25:17
Ezechiele, 25:17. Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te!
mercoledì 14 luglio 2010
Nata Femmina, la lettera di Elvira Dones a Berlusconi
venerdì 11 giugno 2010
Rivolucion!
I vecchi hanno fatto studiare i figli per nulla, li hanno precarizzati, tolto loro l'ambiente, il diritto all'acqua pubblica. Li hanno indebitati con 30.000 euro a testa (lo stipendio di 3/4 anni di un interinale). I vecchi se la sono goduta, ognuno a modo suo, fottendosene delle generazioni successive. Lo hanno fatto e possono continuare a farlo perché sono loro a detenere il potere. L'Italia ha il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio più anziani del mondo occidentale.
L'Italia ha anche 17 milioni di pensionati. Molti hanno pagato solo in parte la pensione che ricevono. Milioni sono a casa dall'età di 50/55 anni senza parlare delle baby pensioni con 15/20 anni di contributi o le pensioni scandalose dei parlamentari dopo solo due anni e mezzo di legislatura o le doppie e triple pensioni, le pensioni superiori ai 10.000 euro al mese, le pensioni cumulate con uno o più stipendi. In questa situazione di privilegi e di profonda ingiustizia sociale, si è deciso che i giovani andranno in pensione a 70 anni, in pratica mai. Questo non è accettabile.
Se si deve procedere a una riforma delle pensioni, ognuno deve fare la sua parte oppure nessuno. Perché un ragazzo deve con il suo lavoro mantenere lo Stato sociale di cui beneficiano le vecchie generazioni? Un giovane di vent'anni che inizi a lavorare nel 2010 andrà in pensione nel 2060. Da qui all'eternità. Chi fa un lavoro usurante a 70 anni è buono per l'ospizio. Perché un ragazzo dovrebbe pagare i contributi per esempio perFelice Crosta, ex presidente dell'Agenzia dei Rifiuti in Sicilia in pensione con 1.369 euro al giorno? O tutti o nessuno.
In pensione si può andare a 60 anni, l'innalzamento dell'età pensionabile è dovuto all'enorme spreco di soldi pubblici per le pensioni ATTUALI, non per quelle future che vengono dilazionate nel tempo, sempre leggermente più in là, come è avvenuto con l'accorpamento delle finestre pensionabili. Discutiamo delle pensioni ATTUALI, poi con calma di quelle future. Mettiamo un tetto massimo pensionistico a ogni italiano, ad esempio 2.500 euro, vietiamo il cumulo di pensioni, aboliamo con effetto retroattivo le pensioni "super baby" dei parlamentari e, soprattutto, diamo a ogni pensionato una pensione commisurata a quello che ha realmente versato perché la differenza di qualche miliardo di euro è a carico dei giovani che la pensione non la vedranno mai, il tfr neppure e forse, neanche il lavoro. I sacrifici non hanno età, l'anagrafe non è un privilegio.
mercoledì 2 giugno 2010
oggetti vintage
Collezionismo e' pagare di piu' cose che non ti servono.Nel mio caso mi serviva un orologio per la casa. Dopo 7 anni di vita senza un orologio in casa ho realizzato che era meglio acquistarne uno.
Cosi' mi sono imbattuto in questo buffo orologio dal design vintage al mercatino dell'antiquariato a Piazzola sul Brenta (PD). Molto bello, ve lo consiglio.
L'ho pagato 20 euri. Ma siccome sono un debole e ho le mani bucate l'omino del ciarpame mi ha venduto anche la radio. Alri 20 euri.
Una lucidata col polish e una pulita ai contatti e i due manicaretti sono tornati (quasi) allo splendore di un tempo. La radio suona che e' uno spettacolo, produce un suono caldo e pulito. L'orologio ticchetta delicato e sembra essere preciso.
ilmariettoelecosediunavolta
giovedì 27 maggio 2010
siamo alla resa dei conti?
La bancarotta resta dietro l’angolo
di Loretta Napoleonilunedì 24 maggio 2010
Gita a Bassano del Grappa
sabato 22 maggio 2010
la mia prima festa della birra..
venerdì 14 maggio 2010
Una bella fotografia
ps: il transpaller nella foto e' quello di Mauro, Mirko & Marcello.
giovedì 13 maggio 2010
Il Centro Riciclo Vedelago
Uno dei limiti dei primi impianti di trattamento meccanico biologico era quello di produrre comunque un 20-30% (rispetto a quanto entrato inizialmente nell'impianto) di rifiuto da conferire in discarica o da portare all'incenerimento; questo problema poneva alcuni dubbi sulla reale opportunità di costruire questi impianti al posto di altri sistemi già conosciuti ed utilizzati come gli inceneritori. Questo problema è stato recentemente risolto grazie all'iniziativa della dott.sa Carla Poli del Centro Riciclo Vedelago in provincia di Treviso.
L'impianto di Vedelago (che non gestisce la frazione umida e che quindi utilizza solo sistemi meccanici), grazie all'accoppiamento di diversi impianti che lavorano in serie, è in grado di rendere riutilizzabile circa il 99% del rifiuto conferito derivante sia dalla raccolta differenziata residenziale porta a porta (proveniente dai Comuni del circondario) sia rifiuti industriali di commercianti ed artigiani; grazie a questi impianti il centro è in grado di portare all'industria una materia prima-seconda riutilizzabile in ulteriori cicli di produzione. La percentuale di rifiuto non differenziabile (principalmente plastiche), e quindi solitamente non riutilizzabile, viene prima estruso e poi tritato finemente fino ad ottenere un granulato a matrice prevalentemente plastica utilizzato principalmente dall'industria come alleggerito nei manufatti edili (mattoni, pali, ecc...) in sostituzione della sabbia di cava (20-30% del materiale necessario alla creazione del manufatto); questo materiale conferisce caratteristiche migliorative ai manufatti ottenuti che rispondono regolarmente alle norme UNI vigenti. La sabbia sintetica ottenuta viene utilizzata anche per la creazione di sedie, panchine, bancali ed altri manufatti vari.
Gli stessi creatori del Centro Riciclo Vedelago dichiarano che i costi globali per la costruzione di un impianto di questo tipo si aggirano attorno ai 5 milioni di euro in un arco temporale di circa 3 anni.[3] Impianti gemelli come quello di Vedelago sono in costruzione in Sardegna grazie all'iniziativa di 14 Comuni locali, con a capo il Comune di Tergu, e a Colleferro a seguito di un'iniziativa di imprenditori privati.
fonte: Wikipedia
mercoledì 12 maggio 2010
Il Sistema Telecom Italia
Esternalizzazioni: Il Sistema Telecomitalia
Nessuno può pretendere ragionevolmente di entrare nel merito di come venga gestita un’impresa a meno di non esserne, in qualche modo, parte. Il nostro, mi dicono, è un paese capitalista e la produzione è essenzialmente al servizio del profitto e non funzionale alla realizzazione del piano quinquennale per la vittoria del socialismo.
Nello stesso modo è evidente che il liberismo debba in qualche modo conciliarsi con la necessità di tutelare il tessuto sociale, fosse solo per preservane la capacità di produrre reddito.
E’ per questo che il regime d’impresa ed i rapporti tra l’imprenditore e le persone che con la loro attività contribuiscono alla produzione non sono (o non dovrebbero essere) lasciati completamente deregolamentati.Questo perché la legge possa offrire un supporto alle figure tradizionalmente più deboli in fase di contrattazione: i prestatori d’opera.
Se è utile al profitto del singolo retribuire un servizio a seguito di un’asta al ribasso tra lavoratori, non è certamente funzionale all’equilibrio della comunità. Stiamo insieme per migliorare la nostra vita e questo non può avvenire attraverso una competizione basata sulla rinuncia invece che sulla qualità di ciò che si offre.
Se siete sopravvissuti a questa lunga e noiosa premessa, siete certamente idonei a rispondere ad una domanda: che pensereste di una grande azienda internazionale che fa un uso proditorio della leggi che regolano il rapporto tra impresa e lavoratori apparentemente allo scopo di aggirarle e trasferire alla collettività parte dei suoi costi?
In questo momento, non conoscendo la vostra risposta, provo a darvi la mia.
Usare la legge forzandone l’interpretazione, altre volte violandola apertamente confidando sull’incapacità di reagire da parte della controparte, non è un atteggiamento industriale funzionale ad una ottimizzazione della produzione. A mio parere, è un atto che lede gli interessi ed i diritti di tutti, non solo dei dipendenti, ma anche dei concorrenti onesti e della collettività su cui ricade l’onere di finanziare gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, ecc.) impropriamente utilizzati. Questi strumenti sono stati predisposti per le aziende che, dopo aver esaurito le disponibilità proprie per gli investimenti, si trovano costrette a ricorrere all’aiuto pubblico per mantenere intatta la propria capacità produttiva.
In questo modo i cittadini, con le loro tasse, e le imprese, con i loro conferimenti, finanziano una sorta di mutualità il cui scopo è sostenere le aziende nei momenti di crisi ed aiutarle a sopravvivere fino alla ripresa. Non si tratta di carità. E’ semplice tutela del patrimonio produttivo. Se si accede a certe opzioni senza averne realmente bisogno,magari solo per guadagnare di più, si sta usando la legge impropriamente e si sta facendo danni, non industria. Un po’ come reclamare un risarcimento assicurativo dopo aver simulato un incidente.
Qualche azienda in Italia si comporta realmente così? E’ un’ipotesi che merita di essere vagliata.
Telecomitalia,solo per fare un esempio, è una società che, nonostante i dubbi sulla gestione post privatizzazione, continua a fare utili e ha una considerevole redditività. Annualmente, inoltre, provvede alla distribuzione di un dividendo azionario che, per chi non lo sapesse, è la parte residuale di utile che rimane dopo l’accantonamento e gli investimenti (tra i quali rientrano anche le spese sostenute per riqualificare la forza lavoro, le famose risorse umane).
E’ naturale che, se si distribuisce un utile agli azionisti, difficilmente si può battere cassa per accedere a provvedimenti straordinari quali la mobilità e la cassa integrazione. La collettività pretenderebbe, giustamente, che si impegnino prima le risorse economiche interne.
In realtà, utilizzando con liberalità le opportunità offerte dalla legge 30 (legge Biagi), se si prende un po’ di personale e lo si trasferisce d’imperio in una società controllata già in crisi, ecco che magicamente si acquisisce il diritto di fruire delle agevolazioni messe a disposizione dallo stato.
Se vi sembra impossibile che Telecomitalia, la società a cui prestano il volto simpaticoni come John Travolta e Christian De Sica (senza contare il prestito ben più consistente di Michelle Hunziker e Belen Rodriguez,) possa usare sistemi del genere, provate a leggere l’ottimo articolo di Luca Marcon dove con spietata lucidità si analizzano i numeri relativi alla recentissima cessione del settore informatico di Telecomitalia (2200 dipendenti) ad SSC, una S.r.L. controllata al 100% da Telecomitalia stessa e che già da tempo è in consistente passivo.
Se si fanno due conti – valutati in difetto – si scopre che il costo annuale del lavoro dei 2.200 dipendenti che sono stati acquisiti in SSC dopo il 30 aprile di quest’anno, si aggira dai 90 ai 100 milioni di euro. Vale a dire da 22,5 a 32,5 milioni di euro in più dell’intero fatturato 2009. Ciò significa che per evitare le perdite accumulate nel 2009 e pagare i 2.200 dipendenti in più, SSC dovrebbe acquisire dal proprietario nonché unico committente gruppo Telecom una commessa aggiuntiva per ulteriori 67/73,5 milioni di euro per chiudere in pareggio il 2010 e per ulteriori 100/110 milioni di euro per tutti gli anni a venire oltre a questo.
Le conclusioni, a questo punto, sono evidenti. In una società che fino ad un anno fa fatturava al suo unico cliente – che coincideva e coincide con il proprietario – prestazioni per un valore superiore del 30 per cento rispetto al riferimento di mercato, sono stati fatti confluire dal proprietario stesso 2.200 dipendenti in più attraverso una distorsione ed un abuso della normativa che regola i trasferimenti di ramo d’impresa in Italia. E questi 2.200 dipendenti in più avranno bisogno di commesse aggiuntive per almeno 100/110 milioni di euro all’anno per non restare senza lavoro. Tutto ciò in un mercato, quello dell’information tecnology, il cui stato di crisi è ormai conclamato e noto a tutti. In alternativa, SSC potrà prima infilare un paio di bilanci pesantemente in rosso di seguito, provvedendo poi ad avviare le procedure di mobilità e cassa integrazione in modo tale da scaricare quanti più dipendenti prima sulle spalle della collettività e poi definitivamente sulla strada.(1)
Va bene, anzi no, non va bene affatto, ma va considerata l’ipotesi che si tratti di un’evenienza occasionale, una specie di decisione improvvida dell’attuale management. Approfondendo la questione si scopre, però, che sono anni che Telecomitalia mette in campo operazioni del genere al punto che, già nel luglio 2008, veniva presentato pubblicamente un dossier redatto da Lidia Undiemi dell’Università di Palermo nel quale si studiavano le numerose cessioni di ramo d’azienda operate da Telecomitalia e se ne analizzavano i controversi aspetti legali. Leggendolo, si comprende che più che una singola cessione di ramo d’azienda vige una specie di sistema, ormai collaudato e funzionante da anni. Imser/Telemaco, Savarent, Tess, Pirelli Property, HP DCS, TNT Logistics, Telepost S.p.A., MP Facility, Tecnosis. Conoscete qualcuna di queste aziende? Quasi sicuramente no. La ragione è che, poco dopo la creazione, si sono rapidamente estinte o drasticamente ridimensionate.
tratto da: http://www.mentecritica.net/